Vivere in una “villa” romana – a cura del prof. Giuseppe Papale
Nell'antica Roma, i nobili trascorrevano il loro otium nelle case di campagna, dette "villae", che in realtà divennero col tempo delle vere aziende agricole.
Ampia abitazione di lusso, situate nei campi, che di solito erano di due tipi, a dire di Plinio il Vecchio e Vitruvio. La prima era la cosiddetta villa rustica, che, oltre l’edificio vero e proprio, era formata da terreni, affidata ad un ‘vilicus’, un fattore, che badava agli allevamenti, ai prodotti ed agli schiavi: questa tipologia di ‘villa’ era detta in verità ‘fundus’, ‘latifundus’ o ‘praedium’. Esse nacquero inizialmente a conduzione familiare ma con l’arrivo degli schiavi e con l’abbondanza dei raccolti si passò ad avere più ricchezza. Ciò permise anche scambi all’estero, l’acquisto di più latifondi e di schiavi. La ‘villa’ era composta di due cortili, detti ‘cohortes’, interno ed esterno, con vasche: la prima serviva per abbeverare le bestie, la lavorazione della lana e la macerazione del cuoio, la seconda per irrigare i campi.