INVESTIRE SULL’EDUCAZIONE PRENATALE SIGNIFICA INVESTIRE SUL BENESSERE FISICO E PSICHICO DI UN NUOVO ESSERE UMANO. Dì CONSEGUENZA INVESTIRE SULLA SOCIETA’ – dott.ssa De Luca consulente pedagogista

“L’educazione inizia prima della nascita” sostiene Aivanhov, i genitori “bisogna che si preparino prima della nascita o meglio ancora prima del concepimento. I genitori non pensano che dovrebbero prepararsi prima a questo atto sacro.

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Quando desiderano avere un bambino, gli esseri umani, nella
maggioranza dei casi, pensano che basti compiere fisicamente ciò che occorre per raggiungere tale scopo. Tutto il resto: la costituzione del bambino, il suo carattere, le sue tendenze, le sue qualità, i suoi difetti, ritengono che dipenda dal caso o dalla volontà di Dio, del quale hanno una idea molto vaga. Avendo
sentito parlare delle leggi dell’ereditarietà, suppongono che il bambino dovrà assomigliare fisicamente e moralmente ai genitori, ai nonni, ai vari parenti. Non sanno di avere la possibilità di fare qualcosa per favorire o impedire questa somiglianza, e nemmeno di poter scegliere, in linea generale, colui che dovrà essere il loro figlio. Ebbene, è qui l’errore. Infatti, i genitori hanno la possibilità di agire sull’essere in arrivo nella famiglia.”

La vita del bambino inizia molto prima della sua nascita. Non per nulla i Cinesi contano l’età di una persona dall’epoca del suo concepimento. Noi occidentali invece ci dimentichiamo spesso dei nove mesi che precedono il nostro ingresso nel mondo. Eppure essi rappresentano un periodo di fondamentale importanza per la vita di ogni individuo. Gli studi scientifici più accreditati dimostrano che il periodo prenatale costituisce un momento fondante per l’essere umano:
lo stile di vita, i pensieri, le emozioni e i sentimenti di entrambi i genitori agiscono sull’organismo fisico e psichico del nascituro, fino a registrarsi nel DNA, influenzando persino il nostro programma genetico. Durante il periodo della gravidanza una madre trasmette al proprio bambino il suo vissuto, influenzando la dinamica della moltiplicazione
e della differenziazione delle cellule del feto. Ogni emozione della madre, di una certa intensità o durata, produce nel proprio cervello degli ormoni che si ripercuotono anche sul
bambino, che subisce, a sua insaputa, tutto ciò che vive la madre. Lo stress, o un trauma psicologico, producono quantità considerevoli di adrenalina e di cortisolo, che provocano
–una vera e propria alterazione della struttura del DNA.. Per contro, quando la madre vive in uno stato di benessere e di amore per il suo bambino, sono le endorfine che vengono
prodotte dalle vie ormonali, riversandosi nell’organismo del bambino e influenzandone lo stato energetico complessivo. Il feto costruisce letteralmente il proprio corpo con i materiali apportati dal sangue della madre, materiali impregnati delle emozioni e pensieri della madre.

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Il bambino in utero è predisposto alla relazione, in particolare con i genitori.
Durante la gestazione è già possibile, ed è auspicabile, parlargli, col pensiero o a voce, coccolarlo, giocare con lui, cantare per lui, scegliere per lui la musica più adatta e ascoltarla insieme, leggergli fiabe, storielle, filastrocche, raccontargli le esperienze
esterne, farlo sentire amato, voluto e atteso, proteggerlo dalle inevitabili sensazioni ed emozioni negative.
Quest’ultimo punto è particolarmente importante: non si tratta di circondarsi con una campana di vetro, ma di comunicare col bambino, ogni volta che la madre si trova a vivere un’esperienza spiacevole, spiegandogli cosa succede e rassicurandolo. Che è quanto ogni genitore fa spontaneamente, di solito, dopo la nascita; è bene anticipare questo
atteggiamento anche prima.
Se consideriamo che il bambino, immerso nelle sensazioni materne, dalle quali non ha la possibilità di difendersi, riceverà comunque ogni cosa che la madre vive, in bene o in male, e se prendiamo l’abitudine di considerare il feto un essere relazionale, non solo un essere in formazione, rassicurarlo e confortarlo, come pure condividere attivamente con lui
le emozioni e le esperienze positive, diventano atteggiamenti scontati.
Certo il bambino non comprenderà le singole parole che gli rivolgiamo, ma sarà rassicurato e gratificato dal senso di ciò che diciamo, dal fatto che ci rivolgiamo a lui, dall’atteggiamento protettivo che dimostriamo nei suoi confronti.
I futuri genitori sono dunque degli educatori del bambino prenatale, prima ancora di esserlo per il bambino e l’adolescente. Il pensiero positivo, la sensazione di benessere
interiore, l’immaginazione creatrice dei genitori durante la gestazione possono influire in modo decisivo sullo sviluppo sano ed equilibrato del loro bambino.
Da quanto detto possiamo immaginare quanto sarebbe prezioso investire su una educazione prenatale che permette di preparare i genitori a svolgere al meglio il proprio ruolo , creando cosi’ le condizioni che porteranno alla nascita di individui di pace , non aggressivi , con una forte capacità empatica e una disposizione d’animo propositiva e costruttiva.

Dott.ssa Anna De Luca consulente pedagogista

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