Religione e superstizione: Mai mettere in tavola il pane capovolto – Jakin racconta

Mai!... Per alcun motivo e per nessuna circostanza, il pane può esser messo capovolto in tavola, qualcuno dice che è peccato gravissimo, altri che porta male ,sta di fatto che nessun napoletano che si rispetti capovolgerebbe il pane in tavola.

La bontà nasce dalle cose genuine

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.Qualcuno collega questa tradizione a motivi strettamente religiosi, il pane, anche se non consacrato sull’altare, rappresenta comunque l’archetipo dell’aggregazione cristiana, una cultura mistico-religiosa che accomuna il pane al corpo di Cristo e che porterebbe, comunque, la benedizione di Dio in tavola, metterlo capovolto, quindi, significherebbe mettere Gesù a faccia in giù, senza accoglierlo davvero alla nostra tavola. Nelle credenze superstiziose avviene spesso che le cose messe sottosopra siano simboli di sciagura o, addirittura, demoniaci: basti pensare alla croce capovolta, simbolo del Maligno.
La parola superstizione deriva dal latino super (sopra) e sistere (stare), il termine sta ad indicare la tendenza di una persona ad associare ad un determinato oggetto, un atteggiamento, o evento il potere di condizionare la vita ,sia in termini propizi che nefasti. Così le paure dettate dalla superstizione e da credenze popolari rendono gli uomini schiavi di uno specchio rotto, di un gatto nero o di un pezzo di pane messo capovolto sul tavolo. Superstizione e religione non sono compatibili, chi dice di credere in Dio non può credere alla sfortuna,”La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono” scrive San Paolo nella lettera agli ebrei al capitolo 11 versetto 1.
Chi ha fede in Dio sa che la superstizione, di qualunque genere essa sia, non ha motivo di esistere, il nostro destino dipende dalle nostre scelte e dal volere di Dio che, di certo, non può volere il nostro male.

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Superstizione e religione si fondono e confondono dove manca la fede,non riuscendo a dare una soddisfacente giustificazione ad atteggiamenti tanto temuti come mettere il pane capovolto in tavola. La spiegazione, quindi,va cercata e trovata nella storia,in particolare in quella francese, risalendo al XV secolo.
Il carnefice non non è mai stato un personaggio ben visto, in modo speciale in epoche caratterizzate da monarchie assolute e da scarsissima libertà d’espressione. L’avversione nei confronti degli esecutori delle condanne a morte raggiunse livelli drastici nel XV secolo, quando tutti i fornai fancesi iniziarono a rifiutare di vendere loro il pane.In ogni tempo il pane è stato ed è l’alimento principale e più sostanzioso per i più poveri. Per evitare che tutti i boia del regno morissero di fame, Re Carlo VII, con un editto, ordinò che tutti i fornai versassero una tassa in natura, composta da alcuni pezzi di pane, agli odiati aguzzini. I fornai dovettero obbedire controvoglia alla legge, con la minaccia che, se non l’avessero fatto, sarebbero finiti loro nelle mani dei boia. Tuttavia, in segno di ribellione, il pane così destinato veniva prodotto con gli ingredienti peggiori, scelti fra gli scarti del forno, e per separarlo dalla merce da vendere, i pezzi destinati ai boia venivano messi e consegnati capovolti in chiaro segno di disprezzo.
Quindi, oggi,lasciare il pane capovolto rimanda direttamente al “pane del boia”. Restando in clima di superstizione, il pane lasciato sul tavolo in questo modo potrebbe attirare lo spirito di qualche suo antico proprietario…e nessuno vorrebbe mai mangiare seduto accanto ad un antico boia. In quanto a me:
“Io credea e credo, e creder credo il vero.” – Ludovico Ariosto

Jakin

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