Ho sentito i passi della befana – a cura di Vins Tramontano

Della befana mi manca l’attesa.
Quando ero piccolo la befana cominciava giorni prima, quando finiva la scuola e iniziavano le vacanze natalizie. ❤

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Negli ultimi giorni, quando sei ancora seduto sul banco sei stufo e allora pensi che è meglio essere a casa davanti ad un camino aspettando che quella vecchietta, vestita di nero e con la scopa che vola, scenda dal cielo, per lasciar giù, dentro la calza, quel pacco che desideri da un po’ di mesi, e arriva “se fai il bravo!”.
Di tutte quelle richieste, di tutte quelle illusioni, io rivorrei solo una cosa: l’attesa appunto.
Quell’estenuante rincorsa ad un giorno che ha la stessa durata degli altri ma che poi, alla fine, dura meno di tutti, ma che trasformava quella notte in pura magia.
Perché quando sei bambino niente è normale, tutto è più grande e più magico.
Quando cresci è tutto diverso.
L’attesa rimane viva ma respira più piano, e tutte quelle cose che prima ti facevano scoppiare il cuore, in età più adulta, te lo fanno solamente battere. Come l’ho vissuta io e il ricordo di quello che mi ha lasciato, lo auguro a tutti i bambini, che questa festa possa sempre conservarsi così com’è: a metà tra la magia e il sogno.
Ero piccolo, era il giorno della befana, ero in ansia per quella notte, in quei giorni ero rispettoso e facevo tutto quello che mamma e papà mi dicevano, compreso i compiti
Non riuscivo a capire però come avrebbe fatto la befana ad arrivare nella notte scalza, senza fare rumore e lasciare il giocattolo e le caramelle nella calza. Quella sera decisi di vederci chiaro, avrei fatto finta di dormire per vedere la vecchia.
A cena mangiai poco, dissi: “la mia cena la lascio alla befana”. Mia madre ci aveva detto: “Stasera tutti a letto presto e subito a dormire, se passa la befana e vi trova svegli va dagli altri bambini”.
Io dormivo nel letto con mio fratello, nella grande stanza c’era anche mia sorella, lei aveva il letto sull’altra parete.
Il rito della calza durò poco, ognuno mise la propria in un punto della stanza, mia sorella vicino al suo lettino, mio fratello sulla sedia vicino al nostro letto, la mia chiesi a mamma di metterla sull’attaccapanni vicino al balcone, in modo da poterla vedere dal letto.

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Ci mettemmo a letto e mia madre socchiuse le ante del balcone, lasciando il solito piccolo spiraglio. Lo guardai e mi dissi che mi sarebbe bastato per vedere quando la befana sarebbe passata.
La buonanotte di mamma e papà a tutti e tre, poi prima di chiudere la porta che divideva la camera con quella loro, ci rimboccarono le coperte. Adagiai la testa sul cuscino quasi ad assicurarli che di li a poco avrei preso sonno. Ero sveglio e la calza era ben visibile, mi strofinai gli occhi, ero ben deciso ad aspettare la vecchietta che sarebbe passata sulla scopa. Intanto mi rimbombava in testa la filastrocca che avevamo cantato durante la cena La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!
Mia madre diceva che la befana scendeva dal camino e senza farsi sentire lasciava i regali. Quella sera con i mio fratello e mia sorella chiedemmo: “Non accendiamo il fuoco, alla befana sicuramente darà fastidio”. Ma il camino era al piano terra e noi dormivamo al primo piano, cominciai a pensare, scenderà dal camino e poi salirà la scala, fino ad entrare da noi. Ma no, sembra inverosimile.
Cominciai a pensare che forse con la scopa volante sarebbe atterrata sul balcone, a differenza del cammino è più comodo.
Nel mentre pensavo un dubbio mi assali, nella stanza c’era anche una piccola finestra, la chiamavamo la finestrella, stava alle mie spalle, pensai, probabilmente verrà da lì, dal camino si sporcherebbe, dal balcone potrebbe essere vista, mentre la finestrella dà su un ampio giardino. Si sicuramente verrà da lì.
Mi convinsi, mi girai nel letto piano piano, la vedevo, ma più la guardavo e più mi convincevo che era piccola: ma come farà poverina a passarci con il sacco dei giocattoli. Accidenti nemmeno questa è la soluzione, mi rigirai verso la calza, pensai, da qualsiasi parte verrà deve andare verso la calza.
Mi accorsi di non sentire nessun rumore, nemmeno fuori casa. Mi sembrò di stare sveglio da molto, pensai: “sarà quasi mezzanotte, è l’ora della befana”. Solo al pensiero mi infilai sotto le coperte, tanto che a stento vedevo la calza. Mi sarei alzato a vedere dentro, pensai: “e se è già passata e non l’ho vista?”. D’altronde anche mamma aveva detto che la vecchia è velocissima, talmente veloce che non si vede.
Vado, non vado, mi feci coraggio, mi alzai, gattonando in silenzio arrivai alla calza, con un po di timore la toccai. Era ancora vuota, non rimasi deluso anzi, pensai, allora ho visto bene, ancora non viene. Tornai a letto nel silenzio assoluto, mi copri a metà, lasciandomi scoperto anche le braccia.
Ricominciai a pensare, più che altro a immaginare, il camino, il balcone, la finestrella, accidenti come faccio a vedere dappertutto.
Non lo so quanto tempo era passato, mi sembrava tanto, eppure mi meravigliai di non aver sonno, e tantomeno volevo che mi venisse. Ero deciso a stare sveglio ed essere uno dei pochi a vedere la befana. Già pregustavo la soddisfazione di quando lo avrei detto a nonno Vincenzo. Wow, gli dirò che l’ho vista e lui sarà fiero di me più di quanto non lo sia e continuerà a raccontare le storie che a me piace sentire, su quando era ragazzino, quando c’era la guerra e quando conobbe la nonna. Si si lo farò, mi ristrofinai gli occhi, non avevo paura, vicino a me c’era mio fratello, anche se era più piccolo e dormiva mi rassicurava.
Mia sorella era dall’altra parte, sotto la finestrella, non la vedevo e poi era una fifona.

Intanto che guardavo la calza e lo spiraglio di luce che entrava dalla persiana senti un piccolo rumore che mi fece sobbalzare il cuore in petto. Più si faceva forte più mi coprivo con la coperta, nel buio assoluto ad un certo punto sentii aprirsi la porta, pensai subito: perché non ho pensato che potesse venire dalla porta? Era troppo scontato.
Sentii la porta aprirsi, ma non sentivo passi, pensai certo ha la scopa quindi vola. Mi coprii con la coperta fino agli occhi e cercai di non respirare, per qualche secondo non sentii rumori, poi riuscì a intuire che la befana stava vicino la calza di mia sorella. Accidenti tra poco la vedrò. In assoluto silenzio con gli occhi sgranati e il cuore che batteva a mille stavo sotto le coperte.
In quel momento pensai, se mi scopre che sono sveglio non lascerà il mio regalo, mentre pensavo fu tutt’uno, mi coprii completamente la testa, però sentivo. Percepii che era vicinissimo dietro di me, era vicino la calza di mio fratello, lui l’aveva messa sulla sedia. A mamma aveva detto: mettiamo la mia calza vicino a sedia, la befana è stanca, si potrà riposare”
Anche mia sorella aveva avuto un pensiero per la befana, a mamma da qualche giorno diceva: “lasciamogli qualcosa da mangiare ” Io quella sera lasciai la mia cena alla befana.
Dal fruscio che avvisai era lì quasi vicino al letto, capii che stava lasciando il regalo a mio fratello, avvertii per un momento che la befana aveva capito che ero sveglio. Che momento? Non saprei descriverlo. Non era paura, mamma e nonna avevano detto che la befana è una vecchietta buona, che ama i bambini, io però avevo solo timore di essere scoperto, ci tenevo al regalo, avevo chiesto le costruzioni.
Ero fermo e silenzioso sotto le coperte, mi bastava per sentire che stava prendendo la mia calza, senti il rumore delle biglie, e già, all’insaputa di mamma misi nella calza due biglie, pensai: “ne ho tante, la befana le prenderà da portare ad altri bambini”.
Ero certo stava riempendo la mia calza, mi assalii un dubbio, come farà a mettere le costruzione nella calza?
La risposta l’ebbi pensando a mamma che ci aveva detto che la befana è anche una maga buona, quindi a lei tutto era possibile.
Mentre riflettevo sentii la porta muoversi, pensai che stava andando via. Rimasi nascosto sotto le coperte ancora per un po, fino a quando non sentii nessun rumore.
Misi la testa fuori dalle coperte pianissimo, mi fermai fino a quando riuscii a vedere la calza.
Questa volta ero certo, avevo sentito la befana mettere i suoi regali, ero soddisfatto e fortunato, nessun bambino poteva raccontare di aver sentito la befana mettere i regali nelle calze.
Mi prese la curiosità di vedere nella mia calza cosa c’era e come avevo fatto prima mi alzai, e scalzo piano piano arrivai alla calza, la toccai e mi bastò per capire che era piena stracolma, riuscì a vedere alcuni cioccolatini, poi vicino l’attaccapanni notai la scatola con le costruzioni. Wow ero contentissimo, avrei gridato di gioia, volevo svegliare mamma e papà, invece mi trattenni, nella tenue luce che entrava dalla persiana presi alcuni cioccolatini dalla calza e lentamente li lasciai sulla sedia, vicino la calza di mio fratello, pensai, lui è piccolino, è ghiotto di dolci. Avevo fatto lo stesso quando mamma mi chiese se volevo un fratellino, raccolsi un po di monetine da dare alla signora che avrebbe portato il fratellino.
Ero contento di tornare a letto, questa volta non sarei riuscito a dormire dalla gioia, perché avevo sentito la befana venire nella notte magica. Era stata veloce e silenziosa, proprio come aveva detto mamma. Che persona straordinaria è la befana pensavo, in una notte sola accontenta tutti i bambini. Mi chiedevo, ma come fa a conoscere il desidero di tutti i bambini, lascia il regalo e anche i cioccolatini, è buona e magica.
Anche se non l’avevo vista, mi addormentai sognandola. Era una vecchietta dolcissima, somigliava quasi alla nonna, aveva una scopa e un grande sacco, con dentro tantissimi giocattoli, talmente tanti che bastavano per tutti i bambini del mondo, anche quelli cattivi.

Racconto  scritto da Vins Tramontano per News & Social

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