“Direzione Santiago – Le emozioni di un Cavaliere” Rubrica a cura di Vins Tramontano, pellegrino Commendatore dell’Ordine del Cammino di Santiago.

Il quotidiano online News & Social si arricchisce di un'ulteriore rubrica dal titolo : "Direzione Santiago - Le emozioni di un Cavaliere" curata da Vins Tramontano, pellegrino Commentatore dell'Ordine del Cammino di Santiago.
Vins Tramontano ci racconterà del suo cammino per raggiungere Santiago de Compostela (Spagna), vivremo questa sua esperienza attraverso le sue emozioni e la narrazione delle tappe giornaliere.

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Ricordiamo che il Cammino di Santiago de Compostela è una rete di itinerari che, a partire dal Medioevo, i pellegrini hanno percorso attraverso l’Europa per giungere alla Cattedrale di Santiago di Compostela, presso la quale si troverebbero le reliquie dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore. Ad oggi, l’itinerario più utilizzato è il cosiddetto camino Francés (Cammino Francese da Saint-Jean-Pied-de-Port a Santiago) circa 800 km che normalmente vengono percorsi in circa un mese. Nel 1993 le strade francesi e spagnole che compongono l’itinerario sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO

La leggenda narra che le spoglie di San Giacomo furono trasportate in barca da Gerusalemme fino al Nord della Spagna, dove fu sepolto in quella che oggi è la città di Santiago de Compostela.

Dalla scoperta della presunta tomba del santo nel IX secolo, il Cammino di Santiago divenne uno dei più importanti pellegrinaggi cristiani del Medioevo, poiché portarlo a compimento garantiva l’indulgenza plenaria.

Il mio approccio al cammino 👇

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Il mio approccio al cammino
Dal momento che decisi di fare il Cammino di Santiago, non c’era giorno in cui non pensassi alle circostanze delle “gioie interiori” che il cammino mi potesse dare.
Dal primo momento avvertivo di stare già in cammino, la mia mente si era già predisposta, ogni informazione era connessa al cammino, dovevo colmare quella smania di completezza che mi prende quando inizio ad organizzare un progetto.
L’avvicinamento alla partenza è stato come al solito problematico, come lo è la vita d’altronde. A ciò si sono aggiunti i dubbi classici di chi affronta per la prima volta un percorso sul quale si favoleggia molto: il caldo, la solitudine, la lunghezza delle tappe, l’ospitalità precaria, a fugare i dubbi sono venuti in soccorso i consigli trovati in internet di tante persone che hanno condiviso la loro esperienza.
Non mi risparmiavo nemmeno nella preparazione fisica, trovavo il pretesto di camminare in qualsiasi occasione, ritornavo dal lavoro a piedi quasi tutti i giorni, non erano tanti ma 10 chilometri permettevano di mantenere la forma, che intensificavo nel fine settimana, con uscite decisamente più lunghe ed impegnative. Dopo sei mesi mi sentivo in piena forma, cominciai allora a simulare il cammino, con gli scarponcini e lo zaino, cioè con l’assetto che avrei dovuto tenere lungo il cammino.
Devo ammettere che nelle prime uscite ho avvertito la pesantezza dello zaino che piano piano è diventato sempre più familiare, quando mancava poco alla data di partenza camminavo leggero, mi sentivo già un pellegrino. Prima di partire decisi di andare in luoghi di culto che considero familiari, a portare le mie intenzioni, A San Pietro (Vaticano), al Santuario del Divino Amore, al Santuario di San Michele, Patrono della mia città Maddaloni e per ultimo alla Chiesa di San Giuliano dei Fiamminghi, a Roma, dove incontrai Padre Hugo Vanermen, che mi benedì con un rito religioso. Lo sentii molto profondo e religioso.

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Una delle prime lezioni che si imparano sul cammino, solitamente a suon di crampi e vesciche, è rispettare il proprio ritmo. Se ancora non lo si conosce, è innanzitutto necessario imparare ad ascoltare il proprio corpo. Come? Mettendo a tacere tutti i miliardi di pensieri superflui che ci navigano in testa per dare voce a quelli più essenziali e fisici, così ci si ritrova ad ascoltare la bellezza del fruscio del vento tra gli altissimi alberi di eucalipto o i richiami degli uccelli da una parte all’altra del bosco.
Anche la capacità di osservazione si fa aguzza: l’endemismo e gli incredibili colori delle ortensie rosse, bianche, rosa, lilla e blu, i tratti umani degli animali al pascolo nei confronti dei loro cuccioli, una donna che coglie i fichi e te ne offre un pò,  un uomo che ti offre un passaggio con il suo trattore, le vecchiette che dicono “La Madonna ti accompagni”, un suonatore di flamenco che ti dedica una canzone e tante, tante altre azioni venute dal cuore.
Ecco trovato il filo rosso che unisce gli innumerevoli indizi che il Cammino, ogni giorno, pone davanti agli occhi, nelle orecchie e nel cuore. La sfida non sta tanto nel percorrere o ripercorrere centinaia di chilometri fino a Santiago de Compostela, quanto nel tornare a casa e portare il Cammino nella propria quotidianità.
Trasformare i rumori in suoni, osservare invece che vedere, comportarsi da pellegrini nei confronti del prossimo e nella vita.

Vins Tramontano

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