“Direzione Santiago – Le emozioni di un Cavaliere” – Prima tappa-Da Saint Jean Pied de Port al Rifugio Orisson – Rubrica a cura di Vins Tramontano, pellegrino Commendatore dell’Ordine del Cammino di Santiago

Prima tappa - Da Saint Jean Pied de Port al Rifugio Orisson
Il quotidiano online News & Social si arricchisce di un'ulteriore rubrica dal titolo : "Direzione Santiago - Le emozioni di un Cavaliere" curata da Vins Tramontano, pellegrino Commendatore dell'Ordine del Cammino di Santiago.
Vins Tramontano ci racconterà del suo cammino per raggiungere Santiago de Compostela (Spagna), vivremo questa sua esperienza attraverso le sue emozioni e la narrazione delle tappe giornaliere.

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Prima tappa – Da Saint Jean Pied de Port al Rifugio Orisson
Il giorno prima avrei voluto fare tantissime cose, comunque ero riuscito a partecipare alla processione serale, e quella mattina prima di lasciare Lourdes avevo in mente di prepararmi interiormente per il cammino, dopo una fugace colazione di corsa andai in Basilica.
La prima messa era alle 08:00, arrivai in anticipo sperando di riuscire anche a confessarmi, mi imbattei nel sacerdote che doveva celebrare la messa, ma ahimè, quando gli dissi:
“Padre mi può confessare per favore, oggi inizio il cammino di Santiago e vorrei prendere la comunione qui a Lourdes”.
Mi rispose amareggiato:
“Non posso, tra qualche minuto devo celebrare la messa”.
Mi rassegnai e mi sedetti su uno dei primi banchi per partecipare alla messa. Passarono pochi minuti e lo stesso sacerdote si avvicinò e mi invitò a confessarmi, li dov’ero seduto.
Iniziò cosi il mio cammino interiore, avevo il cuore a mille e l’emozione di quello che sarebbe accaduto lungo il cammino mi riempì di spirito. Finita la messa ringraziai il sacerdote (italiano) e corsi in albergo per recuperare lo zaino e andare alla stazione.
Ripassai davanti la bellissima Basilica, veramente costeggiai l’esterno, dove ebbi modo di vedere molte foto di persone, che testimoniavano la loro FEDE, in quel momento mi promisi di fissare durante il cammino un momento di preghiera.
Avevo il treno alle 10:30, ma alle 9:45 ero già comodamente dentro la stazione ad aspettare, ero sazio interiormente, seppur arrivato a Lourdes di pomeriggio ero riuscito a partecipare alla processione della sera e alla messa. Nel mentre vidi un viso che avevo conosciuto sui social, era Vincenzo A., di Vibo Valencia, mi ricordai di aver chattato con lui perché avevamo la stessa data di partenza, ma non immaginavo dallo stesso punto, facemmo conoscenza e scambiammo qualche confidenza sul cammino che ci accingevamo a iniziare.
Erano le 10:00 quando mi disse:
“hai messo il timbro sulla credenziale per l’inizio del cammino?” Rimasi sorpreso e deluso, non ci avevo pensato, ma ci tenevo, caspita che ci tenevo. Valutai la distanza della stazione alla Basilica e gli dissi:
“Vincenzo, cortesemente mi tieni lo zaino, io vado a mettere il timbro sulla credenziale”
Con faccia sbalordita disse:
“Cosa? Ma è piu di un chilometro”.
Non aveva ancora finito di parlare, che già ero fuori la stazione, nonostante i scarponcini correvo, in meno di 10 minuti ero all’ufficio dei pellegrini, per fortuna non dovetti aspettare nessuno, aprii la credenziale e una suora intuendo al volo mi fissò il timbro e la data di partenza.
In altrettanti minuti raggiunsi l’amico Vincenzo in stazione, che vedendomi, guardò l’orologio, erano le 10:25 ed esclamò:
“Sei troppo forte, io non ce l’avrei mai fatta”.

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Lasciai Lourdes come una barca sospinta dal vento. Sono convinto che la preghiera trasmette tranquillità e convinzione, quello che stavo facendo era già filtrato di rischi e problemi, infatti filava tutto liscio, ebbi la sensazione che gli altri sapessero già cosa io stessi facendo.
Da Lourdes con il treno con Vincenzo arrivammo a Bayonne, poi aspettammo almeno 90 minuti la coincidenza per SJPDP. Mentre Vincenzo rimase in stazione ad aspettare una sua amica, io mi allontanai facendo una veloce gita turistica della città.
Il centro storico di Bayonne non è grande, lo attraversai catturando quanto di meglio avesse e trovai anche il tempo di mangiare qualcosa prima di ritornare in stazione.
Sul treno diretto a Saint Jean Pied de Port conobbi l’amica di Vincenzo, Erminia, anch’essa pellegrina, in quelle due ore ripassammo il cammino e ognuno manifestò quello che aveva in mente, come avrebbe affrontato il cammino, simpaticamente la chiamai “gazzella”.
Scesi dal treno con i due pellegrini italiani alle 15:30, San Jean Pier de Port era rumorosa e affollata, feci una foto storica con Erminia e Vincenzo per immortalare il momento.
Andammo all’ufficio del pellegrino per il timbro, notai molti pellegrini che stavano mettendo a punto gli ultimi dettagli per la grande avventura. Il timbro “sello” sulla credenziale e la registrazione dei documenti, sugellò la mia partenza.
Alle 16:00 iniziai il camino, avevo in testa tante cose da fare lungo il cammino, non volevo perdermi niente, catturare tutte le emozioni, le bellezze dei posti e delle persone.
Un saluto sintetico ma affettuoso con Vincenzo ed Erminia, che partivano il giorno dopo, con la promessa di vederci a Santiago, il primo “Buen camino” ed ero già diretto verso l’uscita della città.
Rubavo le poche cose interessanti lungo la via, ricordo una chiesa, un ponte sul fiume e l’orologio sulla torre, che indicava le 16:15.
Ero in ritardo, dovevo arrivare al rifugio Orisson entro le 18:00, mi affrettai, con lo zaino in spalla e tutto in tiro, scoprii che avevo iniziato IL MIO CAMMINO, al pensiero mi attraversò una sensazione tra gioia, emozione e paura, solo lampi perché ero desideroso di vivere il cammino.
La prima tappa l’avevo programmata da tempo, avevo previsto la prima notte al rifugio Orisson, a 800 metri, ci dovevo arrivare entro le 18:00, altrimenti non avrei cenato, ero in ritardo, avevo considerato che gli 8 chilometri che bisognava fare da SJPDP, con la mia preparazione li avrei fatti in due ore, cominciai a macinare la strada in salita, ricordo benissimo che non arrivavo mai, alternavo i tornanti, che salendo aumentavano la pendenza, trovai difficoltà, sudavo e le gambe quasi non tenevano, cominciò anche lo sconforto ”se questa è la mia reazione ai primi chilometri cosa ne sarà del resto?”…Continua la lettura 👇

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Altri tornanti e un’altra maglia asciutta, ma la vista del rifugio ancora niente, eppure doveva essere li più o meno, guardavo indietro e cominciavo ad ammirare lo scenario dei Pirenei, che mai avrei pensato di attraversare quando da ragazzo li studiavo a scuola, intanto nello sconforto salivo a fatica, la salita si faceva sentire, nella mia preparazione non l’avevo considerata, guardavo l’orologio e il tempo scorreva, non altrettanto pareva la strada.
Erano le 17:45, secondo i miei calcoli doveva mancare poco, “se faccio un chilometro in meno di 10 minuti, pensavo, in salita li potrò fare in 15”, quindi in 2 ore li avrei coperti volentieri.
Non era cosi, la strada si inerpicava e l’andamento era lento, mi fece coraggio la vista di due pellegrine americane ormai esauste, ferme a riposare, mentre le superavo mi chiesero: dov’è il rifugio Orisson?
Risposi: “Anch’io lo cerco, ma non lo trovo”.
Dovrebbe essere vicino, aggiunsi.
Si alzarono e continuammo insieme, ero a pezzi, camminavo piano con loro. Erano le 18:06, al rifugio era iniziata la cena, ed io per la sera non avevo niente da mangiare.
Un tornante ancora si stava aprendo davanti, quando il miraggio di una piccola struttura fumante ci fece esultare: “Eccolo il rifugio, finalmente!!” Aprimmo la porta e come in una grande festa, c’era una tavolata di almeno 50 persone, quando ci videro entrare tutti ci diedero il benvenuto.
Il posto a tavola era già pronto, io capitai vicino a tre pellegrine italiane che mi versarono acqua e vino e mentre realizzavo dov’ero, loro mi chiedevano: “Di dove sei?” Le guardai e senza forze, ma sorridendo, gli feci capire che le avrei risposto dopo. Ridevano anche loro, cennammo e riso per tutta la cena, parlammo del cammino e delle perplessità che ognuno aveva.
Io comunque ero preoccupato, le mie forze in 8 chilometri si erano esaurite e al pensiero che il cammino doveva ancora iniziare ero sconfortato, “vediamo domani come mi sento” pensai.
Nella notte; l’adrenalina, dormire in un letto a castello, in una stanza con almeno 10 persone, in più  sentire russare una di loro, mi fece stare sveglio tutta la notte, tanto che per passare il tempo cominciai a scrivere alla fioca luce della luna che entrava dalla finestra aperta.
Alle 06:00, quando cominciò il chiarore dell’alba, mi alzai e ammirai il miracolo della natura, lo scenario era unico nella vallata, le vette, il sole che usciva e i profumi del posto che mi inebriavano, già mi stavano ripagando dello sforzo fatto la sera prima.

Vins Tramontano

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