Con data 30/06/2021 decade il blocco dei licenziamenti e le donne saranno le più penalizzate – l’esperto risponde

Con la decadenza del blocco sui licenziamenti si prevede che altre 200 mila donne, solo nell’Italia centrale e meridionale, perderanno il lavoro - per porre delle domande all'esperto inviare mail - info@newsesocial.it

Infatti, dalle ultime certificazioni dell’Istat e dopo i primi dieci mesi di pandemia si sono persi 444mila posti di lavoro di cui 312mila sono donne.
Nel Paese che non ha mai avuto un Presidente del Consiglio né un Presidente della Repubblica donna e con una nettissima predominanza maschile, era ed è facilmente prevedibile.
Anche la politica da un cattivo esempio.
Alla segreteria dei partiti, nei ministeri, nei sindacati, in tutti i ruoli istituzionali e al vertice delle grandi aziende vede una predominanza maschile.
I motivi sono da rintracciare soprattutto nel fatto che le donne si trovano più spesso in una posizione debole.
Ne pagheranno le lavoratrici con contratti meno stabili o part-time e in settori ove non è possibile e/o consentono il lavoro a distanza.
Se molto si scrive e si parla del genere dei sostantivi – direttore o direttrice, ministro o ministra, sindaco o sindaca –, decisamente meno si fa per rimediare a disparità come quella ben illustrata dai numeri relativi al mercato del lavoro nazionale ed alla mancanza di adeguati ed efficaci strumenti per la conciliazione tra impegni domestici ed extradomestici.
Carenze che troppo spesso si traducono nella rinuncia o nell’estromissione forzata delle donne italiane dal mondo lavorativo. La scelta preferenziale dei settori che permettono la conciliazione tra lavoro e famiglia, soprattutto in termini di orari (scuola, attività impiegatizie, servizi alla persona, part-time, ecc.) e la resistenza culturale che identifica alcune professioni come ‘maschili’ o ‘femminili’ penalizzano le donne, sebbene più istruite, in termini di carriera e retribuzioni.

L’11,1% delle donne italiane non ha mai lavorato proprio per avere la possibilità di prendersi cura della famiglia (Oxfam 2020, ‘Il valore della cura’). Le donne, inoltre, percepiscono il 37% in meno di pensione (Istat), come risultato di un percorso che vede meno ore di lavoro retribuite e le ore lavorative retribuite meno.
È endemica ed è legata soprattutto alla genitorialità: le donne occupate con figli che vivono in coppia sono solo il 53,5%, contro l’83,5% degli uomini a pari condizioni. Per i single, i tassi di occupazione sono 76,7% per maschi e 69,8% per le femmine.
L’Italia sta lasciando indietro le donne maggiormente ora che la pandemia pesa sull’occupazione.
Il W20 e il G20 sono l’occasione giusta per riportare al centro dell’attenzione “le pari opportunità” sul lavoro.

E.N.

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