Cecità di Josè Saramago – recensione di Fiorella Verile

Cecità di Josè Saramago
Si consiglia la lettura ad un pubblico con più di sedici anni a causa dei temi trattati al suo interno
Genere : Fantascienza apocalittica e narrativa psicologica

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Josè Saramago , premio Nobel per la letteratura nel 1998 , trascina le nostre menti all’interno di un mondo apocalittico . Tutte le persone inspiegabilmente diventano cieche , non vi è una motivazione medica , anzi i pazienti risultano essere completamente sani sia a livello ottico che neurologico . Cosa causa allora tale cecità di massa ? Neanche il governo sa spiegarselo ed i primi contagiati vengono chiusi all’interno di un manicomio abbandonato dove dovranno affrontare la quarantena . Come faranno persone non abituate alla cecità a compiere azioni cosi semplici come mangiare , lavarsi o addirittura camminare ? Saramago crea uno scenario possibile , l’abbiamo vissuto negli ultimi anni , in cui uno dei nostri sensi più importanti viene a mancare , le persone dovranno abituarsi ad usare l’udito ed il tatto ma risulta più complicato del previsto . In questo libro esce la vera natura dell’uomo , l’egoismo , la rabbia , viene cancellata la pietà dai cuori della gente , l’unica cosa che conta è sopravvivere e non importa se per farlo si debba sottrarre cibo ai bambini , si debba uccidere , rubare , picchiare , alle persone importa solo di loro stessi . Uno scenario animalesco , privo di tatto ma anche pieno di verità , l’uomo è ciò . Non sanno lavorare in branco come gli animali , sono destinati alla solitudine per la vera e propria incapacità di saper donare e condividere . Cosi l’autore vede la realtà , drammatica ? Si ..ma vera …. Le autorità ? Controllano che nessuno esca , sparano a vista anche per richieste di medicinali e non consegnano cibo per far mangiare le persone che da poche decine diventano ben presto migliaia .

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Se sei malato a loro non importa , è necessario invece che i poteri forti rimangano salvi e al sicuro , ma la cecità non risparmia nessuno , soprattutto gli avidi di cuore . Non è cecità patologica , è la cecità del cuore che l’autore affronta , il nostro egoismo non vede il buono nel mondo e si limita a veder solo per se stesso . Siamo cechi d’animo e ciò si diffonde come un epidemia che scaturisce in una continua lotta per la sopravvivenza nel mondo attuale . Siamo cechi di spirito perché non crediamo più nella bontà e nel lavoro di gruppo , siamo semplicemente animali solitari . Questa lettura contiene temi forti ma realistici , uno specchio della realtà all’interno di un libro . Mentre lo leggevo in parte rivivevo gli ultimi anni in cui le persone invece che sostenersi preferivano scontrarsi , urlare e litigare . Dicevamo che saremmo usciti più forti dalla pandemia , tuttavia ne siamo usciti più egoisti , avidi e incattiviti . La verità del nostro essere è scritta in questo libro e se da fastidio leggerlo è perché far fronte alla verità fa più male di evitarla . Non vediamo gli orrori perché alle volte è meglio far finta di essere ciechi , eppure sono proprio coloro che fanno finta di non vedere che prima o poi dovranno far i conti con loro stessi e subire le conseguenze delle loro azioni
“È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.”- Saramago
“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.” – Saramago

Fiorella Verile

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