Antologica di Patrizia Molinari nella sala della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, a Roma

La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, il Lavatoio Contumaciale, la FUIS-Federazione Unitaria Italiana Scrittori e l’Associazione FigurAzioni hanno organizzato “Memoria della materia”, un’importante antologica di Patrizia Molinari, nella sede romana della Fondazione, già Archivio Tomaso Binga, in via dei Monti di Pietralata 16, dal 29 gennaio al 30 marzo 2022.

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Info utili:
Patrizia Molinari
Memoria della materia
a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani
29 gennaio | 30 marzo 2022
Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Via dei Monti di Pietralata 16 – Roma
info | www.fondazionemenna.it – +39 089 254707
orari di apertura (dal lunedì al giovedì), solo su appuntamento

* In ottemperanza alle recenti normative per il contrasto della pandemia (decreto legge n. 172 del 26/11/2021), l’ingresso alla Fondazione sarà soggetto a controllo del Green Pass. Tale disposizione non si applica a bambini e ragazzi under 12 e alle persone munite di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti dal Ministero della Salute. Il pubblico è, inoltre, vivamente invitato a indossare la mascherina FFP2, utilizzare il disinfettante per le mani all’ingresso della mostra e mantenere la distanza sociale di almeno un metro…Continua la lettura

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Fondazione Filiberto e Bianca Menna
Lungomare Trieste 13, 84121, Salerno

Ecco una breve scheda sull’artista:
Patrizia Molinari è nata a Senigallia nel 1948.
Dopo aver compiuto gli studi classici nella sua città di origine, si laurea in Lettere Moderne (Università degli Studi di Bologna), poi consegue il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Urbino.
Ha insegnato Storia dell’Arte in varie Accademie di Belle Arti (Roma, Napoli, Frosinone) e ha iniziato a dipingere nel 1974, compiendo subito una serrata ricerca sul bianco (come pure sulla monocromia) e sulla luce intesa come sostanza a sé stante, come materia immateriale che aziona le cose.
Nel suo percorso ha usato anche la fotografia, in collages realizzati su carta giapponese o per indagare i territori della luce o dell’acqua, riferiti sempre a tematiche legate alla natura e alle origini.
In scultura, lavora da tempo con fibre ottiche e gun-light applicate a sculture di acciaio e di pietra e con il vetro, materia che permette all’artista la trasposizione della luce nella sua pienezza.
Ha realizzato, negli anni, imponenti installazioni di vetro industriale dove le varie sculture appoggiate sul pavimento sono circondate da taglienti schegge di vetro o sono appese sul soffitto e riflesse su uno specchio poggiato sul pavimento, circondato da detriti di vetro.
Un suo lavoro realizzato a Murano ha prodotto progetti come quello a cera persa, presentato a Palazzo Ducale a Venezia per la seconda Biennale del Vetro del 1998…Continua la lettura

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empre di vetro è il lavoro per la Biennale di Venezia del 2001 e la serie di Sassi Segreti (sculture eseguite a canna volante) esposti a Venezia, Londra ed Atene).
Tra le opere pubbliche si segnalano l’obelisco “Verso lo Spazio” per il quartiere di Tor Bella Monaca a Roma, una fontana di travertino, plexiglas e fibre ottiche per Villa Spada, sempre a Roma, due grandi sculture di pietra e fibre ottiche per European Cultural Centre di Delfi in Grecia, per il Parco Archeologico di Capo Colonna a Crotone e per la PISCINASALINE di Senigallia.
Dagli anni Novanta affianca, alla ricerca del bianco, della luce e delle origini, opere di denuncia sociale.
Le sue opere sono presenti in importanti collezioni in Europa e negli Stati Uniti.
Ha partecipato a Biennali a Venezia, negli Emirati Arabi Uniti, in Bangladesh.
Ha tenuto conferenze e seminari di Storia dell’Arte in Italia, Grecia, Emirati Arabi, Bangladesh, Londra e Oman.
Ha curato numerose mostre ed è professore emerito di Storia dell’Arte.

Passando all’antologica:
L’artista segnala: «Io penso che la luce sia innanzitutto un elemento concettuale che porta verso l’illuminazione e la conoscenza, per me diventa poi il traslato di una non corporeità che ricerco da sempre. Mi piacerebbe essere un’essenza luminosa, insieme mente e luce. Aspiro infatti a uno stato astratto che si rivela senza concetti mistici o religiosi. È semplicemente una voglia di spiritualità».
Partendo da una serie di chine e di tele realizzate tra il 1975 e il 1976 per giungere via via alle più particolari atmosfere pittoriche degli anni Ottanta e a tutta una serie di progetti – alcune Isole (1996), la Costellazione (1997), una serie di Sassi segreti (2002), il trittico Oltre lo specchio (2014) – in cui la luce regna sovrana, la mostra mira a restituire l’ampio spettro creativo di un’artista che assume la materia luminosa come sostanza primaria del pensiero.

Ecco in sintesi lo spirito della mostra:
Nella muta complicità che Patrizia Molinari stabilisce liricamente con la materia luminosa, è possibile avvertire un’idea dell’arte in cui le cose sono astrazioni che si materializzano per delineare un sistema oggettuale dove ogni singolo corpo è da intendersi come un concetto, come un atto mentale, come un principio di attività dinamiche che nella loro plasticità conservano (palesano) sempre un movimento governato da matrici artificiali o naturali.
Nell’alternarsi di pigmenti cromatici, di vetro e cristallo e silicone, di specchi e fotografie, di ferro e fibre ottiche, di spazi argentati e di biancori che equivalgono a silenzi oltre i quali è possibile individuare un nostalgico sentimento del tempo, i lavori proposti dall’artista in questa sua antologica curata da Antonello Tolve e Stefania Zuliani, sono tutti legati a un pensiero che siede accanto alla luce, a una progettualità il cui volto scava tra gli arcani della memoria per tornare origini silenziose, a forme fetali o geografiche, atavicamente legate alla mente come materia e alla materia come memoria d’infinito.

Assolutamente, da seguire.

Maurizio Vitiello

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