Il potere distruttivo della propaganda

La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza, così scriveva George Orwell nel suo romanzo 1984, dove la polizia del pensiero era in grado di controllare le idee che determinavano le opinioni politiche e morali della cultura.

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La privazione della libertà individuale venduta come un vantaggio per la popolazione, la schiavitù da parte dello stato rappresentata come la strada della libertà e della prosperità. La conquista è venduta come liberazione, tutto quello che è stato fatto, lo si è attuato esclusivamente per il “bene della gente”.
George Orwell ha esposto le modalità con cui la propaganda è utilizzata per controllare da parte di uno stato totalitario. Lo scopo della propaganda è quello di cambiare la percezione della realtà da parte delle persone, in modo che, anche in presenza di prove palesi del contrario, queste non cambino idea. Quando si profila un punto di vista che sfida le convinzioni veicolate dalla propaganda, spesso si condanna la persona che osa mettere in evidenza un pensiero diverso, rimuovendo così la necessità di affrontare gli argomenti che pongono dei leciti chiarimenti al “pensiero” propagandato.

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Il potere della propaganda dà voce a chi denigra le forze dell’ordine definendole una minaccia per la società, mentre si scusa e difende chi non rispetta le regole o addirittura delinque. Tutto questo sta accadendo in un momento in cui il tasso di criminalità è alle stelle. Così la propaganda ci alletta al punto di farci credere che stiamo ottenendo una certa cosa, ma in realtà, stiamo ricevendo altro. Da uomini liberi, dobbiamo migliorare nel riconoscere la propaganda ed il suo uso oltraggioso nella nostra cultura e nei media. Dobbiamo capire che siamo manipolati e combattere contro la tesi preconfezionata dalla propaganda.

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Edward Bernays, già alla fine del 1800, sosteneva che le nostre menti ed i nostri gusti sono modellati, al punto che le nostre idee sono suggerite da uomini a noi sconosciuti, quegli uomini che controllano l’opinione pubblica e guidano il mondo. La propaganda è un meccanismo invisibile, che cerca di presentare le sue argomentazioni invocando un obiettivo nobile, rivendicando un alto diritto morale e viene venduta come qualcosa di altruistico. Una famosa azienda di tabacco nel 1929 radunò diverse donne fumatrici alla parata di Pasqua di New York, che con orgoglio mostravano in pubblico le sigarette accese, come le loro “torce della libertà”. Per le donne fumare in pubblico diventò un simbolo di indipendenza e forza contro il dominio maschile. Da quel momento quella azienda di tabacco si vide spalancare davanti un nuovo e fiorente mercato.
Oggi la pubblicità non si fonda più sul bisogno, ma sul desiderio, trasformando le persone in consumatori per comprare ciò di cui non hanno bisogno, innescando un consumismo fine a sé stesso, sempre alla ricerca dell’oggetto con cui soddisfare il desiderio e trovando subito obsoleto quell’oggetto per sostituirlo, in un vortice che non ha mai fine.

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Qualsiasi cosa può apparire legittima quando è legata ad un idea nobile, anche il male, se adeguatamente confezionato può sembrare buono. Durante le rivolte razziali del 2020, lo slogan “nessuna giustizia, nessuna pace” è stato usato per giustificare la violenza, il furto, il caos. Le persone spesso non percepiscono la realtà, perché sopraffatte dalla propaganda della moderna cultura mediatica permeata di frasi fatte e falsi miti.
Dobbiamo distinguere la verità dall’errore e le mezze verità dalle bugie. Dobbiamo avere il coraggio di analizzare con conoscenza le correnti ideologiche della moderna cultura e per fare questo dobbiamo fare nostra la frase di Agostino d’Ippona “Credo ut intelligam, intelligo ut credam”, cioè credo per comprendere, comprendo per credere: L’uomo attraverso l’intelletto può comprendere i contenuti di quanto gli viene propinato, deve saper discernere, cogliere la verità, perché dire la verità alle persone, rispettare ed amare tutti, significa praticare il valore della libertà

Attilio Malese

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