RENATO MARINI con “dipingere l’aria” al Castello Svevo di Termoli (CB).

Dal 18 al 30 giugno 2022 si terrà presso il Castello Svevo di Termoli (CB) la personale di Renato Marini, curata e promossa dall'associazione culturale settimopiano_ALIA.

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La scelta del Direttivo guidato da Michele Porsia (Presidente e Direttore Artistico) è nata dal desiderio di valorizzare il paesaggio culturale molisano con le opere di un artista che, evitando una banale deriva descrittiva, sa coglierne l’essenza.
E «(…) procedere con estrema cautela favorisce la consistente assunzione, volutamente lirica, di impianti geometrici, da cui ricava la tendenziale idea di misurare e dimensionare lo spazio-ambiente, ma, anche, di interpretarlo, pienamente, sino a possederlo e, alla fine, descriverlo e desumerlo nelle significazioni concretamente segniche e nelle variegate segmentazioni pluridimensionali» (Vitiello, 2022).

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L’esposizione a cura di Porsia presenterà lavori di diversa datazione ma che hanno come comune denominatore il paesaggio e la leggerezza del segno e del colore. Opere che restano sul limite tra figurazione e astrazione: «il paesaggio in Marini non è rappresentato: è trasfigurato in immagine mentale che resta sul confine tra memoria e dimenticanza» (Porsia 2022).
La ricerca artistica di Marini stimola l’osservatore a «guardare in faccia il nulla e dargli forma, consistenza e colore permette di guardare oltre il visibile» (De Lena, 2022).
L’intenzione di quest’evento è mettere in luce anche l’attivismo culturale dell’artista che ha portato alla nascita nel 1992 del Centro Culturale il Campo proponendo in un luogo periferico rispetto ai flussi dell’arte contemporanea, artisti noti in ambito nazionale e internazionale.
Anche questa volta l’Associazione senza scopo di lucro settimopiano_ALIA (Arts and Landscape International Associacion), nata nel 2017, si impegna nel promuove contemporaneamente l’arte contemporanea e il territorio verso un marketing territoriale integrato.
Il vernissage è alle ore 19.00 del 18 giugno 2022 e interverranno Michele Porsia (presidente dell’associazione settimopiano_ALIA, curatore), Maurizio Vitiello (critico, sociologo), Lara de Lena (storica dell’arte), Ursula Manes (artista).
Seguirà una degustazione di olio a cura dell’Azienda Agricola Biologica Francesca Giacomodonato, di latticini del caseificio Barone e di vino a cura di Tenute Marta Rosa.
La mostra sarà aperta dalle 19.00 alle 22.00 e ci sarà la possibilità di prenotare visite fuori orario contattando l’associazione.

Il 20, 21 e 25 giugno ci saranno inoltre laboratori creativi per bambini (6-10 anni) a cura di Flavia Del Cioppo.
Per informazioni e prenotazioni scrivere a settimopiano.maestraflavia@gmail.com;
settimopiano_ALIA ringrazia i soci che hanno sostenuto in vario modo l’iniziativa, il Comune di Termoli per gli spazi del Castello, i critici che hanno donato le loro parole.
Per maggiori informazioni: settimopiano.porsia@gmail.com | +39 328 68 26 021

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Astrazioni e ritorni tra luci e ombre nella produzione di Renato Marini

Renato Marini con le sue avvedute e morbide stesure accende un’attenzione corretta, educata verso i paesaggi della sua terra e nella parabola descrittiva di ritorni sottolinea ricordi e rinvigorisce un amore concreto, stabile e, oggi, confortante verso le sue oneste radici.
I suoi paesaggi sono da leggere “in filigrana”, oltre a essere una credibile decalcomania della realtà.
Nella riconquista del paesaggio rammenta panorami insoliti, scenari peculiari, prospettive con visioni d’astrazione.
I richiami astratti dai respiri della Terra nell’ultima produzione di Renato Marini ci confortano e ci stimolano delle considerazioni.
In un giro panoramico sull’arte italiana captiamo che ci sono regioni che presentano fior di artisti e hanno collegamenti continui con Roma, e qui parliamo dell’Abruzzo, ma non manca di comparire il Molise, piccola terra anch’essa di forte creatività, seppur non molto conosciuta e non apprezzata per il ramo del contemporaneo, che, comunque, esprime, da tempo.
E’ fuori discussione, però, che Milano sia stata ed è l’ombelico che fluidifica la dinamica vettoriale del mercato dell’arte contemporanea tra Italia ed Europa.
E, allora, focalizziamo il nostro interesse sulla recente operosità artistica di un bravissimo autore, che risponde al nome di Renato Marini.
L’attività di Renato Marini è stata sempre interessante e ora si dimostra sempre più singolare e accattivante.
L’artista che per un lungo periodo è entrato nell’anima dell’astrazione e ha creato nuove spazialità, ben contenendo respiri di campiture, seppur racchiuse in ambiti articolati, non dimentica il suo territorio.
La sua forte e decisa passione era convogliata in una ricerca pittorica avanzata in cui trasferiva pulsazioni esistenziali, intriganti “fuochi” emotivi, impreviste fisicità intraprendenti.
Renato Marini con autorevole e potente slancio ha percorso le vie larghe e strette dell’aniconismo e le sue astrazioni si staccavano dall’abituale e consueto fronte comune e si stagliavano su posizioni elevate e orizzonti alti.
La sua corrente astratta si scioglieva, tra assunti di paradigmi e segni ben precisi, e riusciva a dimensionare profilati vertici. La sua identità artistica è, oggi, cambiata, sempre in chiarissima fattura, perché la sua linea creativa racconta non più concetti razionali, ma si coniuga nella pittura d’ampio spettro intimista, con aliti figurativi d’impalpabile impatto…Continua la lettura 👇

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Nella convinzione che esistono punti d’incontro dialettici, fonde elementi linguistici e stilistici, che consentono di guadagnare un’evoluzione elegantissima, concretamente figurativa con sospensioni astratte.
Regolatissimi piani geometrici e calibratissime consonanze cromatiche, fronti equilibrati e ragionevoli, segni acutamente abbreviati, scorciate visioni e segmenti spezzati di campi, bagliori di luci e profondità luministiche fanno sì che lo spazio motivato della natura accolga, in parallelo, impulsi emotivi e psicologici, sintesi tra variegate difficoltà e gioia di vivere, nonché relazioni e riporti tra materia e spirito, ricordi alterni e umori diversi tra memoria del passato, che ha la sua forte incidenza, e assicurazione del presente, in continua mutazione.
Emerge, quindi, l’assunzione di una felice e rapida figurazione, tutta trasportata come fosse una palpabile astrazione di caratura poetica, con tratti, anche, appassionati, idilliaci, lirici e scanditi dettati energetici, che regolano certezze di una dimensione umana, tutta da recuperare, da far rimbalzare come rinnovo dell’animo.
Insomma, Renato Marini, da saggio artista, esprime una frazionata land art ripresa in piccolo, che diventa fascia descrittiva e nastro propositivo; difatti, la sua redazione assicura alle ultime opere leggerezze cromatiche convincenti, perché sia più accorto il senso tattile e più profondo il gioco di atmosfere, ma non manca il fraseggio delle trasparenze, che attraversa corporeità rilevabili, nettamente esistenti e realmente incidenti.
Il suo procedere con estrema cautela favorisce la consistente assunzione, volutamente lirica, di impianti geometrici, da cui ricava la tendenziale idea di misurare e dimensionare lo spazio-ambiente, ma, anche, di interpretarlo, pienamente, sino a possederlo e, alla fine, descriverlo e desumerlo nelle significazioni concretamente segniche e nelle variegate segmentazioni pluridimensionali.
Si leggono, in filigrana, dettagliate plastiche e sillabazioni figurative, che manifestano e segnalano vitali rispecchiamenti esistenziali.
Anche vere campiture si stagliano e situano rilievi di pensiero.
Si nota che l’artista precisa la rilevanza dei piani geometrici delle coltivazioni, tutti manifestamente prodotti da concentrate dinamiche operative di un’agricoltura in ripresa.
La narrazione equilibrata rispecchia motivati bilanciamenti, attese temporali, tra tempi primaverili, estivi, autunnali e invernali, acuti varchi di rispondenze umane.
Il suo immaginario s’eleva su controllatissimi sentieri, dettati da una pregevole sensibilità; difatti, le sue dimensioni visive colgono in estensioni regolatissime, piene e convinte, frontiere di coscienziosi e dettagliati percorsi.
Una lettura d’impatto ci permette di cogliere cromatismi ben dosati, quotati per una soluzione di trasparenze, inserita in una declinazione incredibilmente eletta e, così, si captano rese quotidiane, che si pronunciano verso intese future, perché si nota che c’è voglia da parte dell’artista di conquistare lo spazio, di dimensionarlo e d’invaderlo per offrire su una frontiera di evoluzioni una stagione di regolate attenzioni su sensazioni massime.
Quest’accorta, costante tensione misura, essenzialmente, lo spazio e manifesta una tacita frenesia di oculate disamine delle attualità circostanti.
In una rete di elaborazioni pragmatiche elementi naturali rigogliosi ed effervescenze segnaletiche di moti e motivi di ricalco astratto-geometrico, pienamente sottesi, sorvegliati e vigili coordinamenti, accurate ed eleganti estroflessioni e lampanti ed esplicite profonde prese di coscienza visiva corroborano sedimentazioni d’atmosfere, ricche di preziosismi figurali.
Si combinano, quindi, quei gorgoglii e quelle vivacità e vitalità che appartengono al mondo della natura, amministrata dalla mano dell’uomo, quanto quelle percezioni di sintesi, di estrema ragionevolezza astratta.
Il concreto figurale si abbina al concreto astratto e lo si avverte da scritture magistralmente incurvate in una preziosa de- tessitura; si va dallo sfarinamento delle figurazioni sino alla smembratura e al dissolvimento per afferrare semi linguistici astratti.
Il “focus” dell’azione pittorica di Renato Marini rinforza visioni consistenti, affondi di materia, elaborazioni di appunti, squarci di luci, che, così, ci permettono di cogliere significative abilità.
Sottili rimandi segnico-geometrici e temperanze cromatiche indagano le strutture di una geometria libera e della visione del mondo e determinano moltiplicate vibrazioni e situati tagli.
In questa modulazione di assetti neo-geometrici e di rarefazioni astratte si manifestano essenziali equilibri tra la relazione di una forma data e lo spazio.
Con motivata, calma e coerente autorità artistica, assicura alle sue opere un preciso universo pittorico, tradotto e prodotto da un lavoro, intelligente e metodico, in cui l’intima dialettica indica la comprensibile preoccupazione di affermare come la pittura possa risultare ancora una legittima ed elevata comunicazione, non superata, sino a oggi, nel procurare profonde emozioni estetiche e, comunque, in netta sintonia con l’arte aggiornatissima dei nostri tempi, tra crisi e avanzamenti.
L’attuale pittura di Renato Marini, tutta motivata, da ripensamenti figurali, si presenta ancor più interessante, compatta e accattivante e il senso della realtà presiede gli scenari che il suo pennello, ormai esperto e convinto, edifica.
Paesaggi e sveglie visioni d’insieme, scenografie pulite guadagnano lo spazio della tela e sempre più la mano di Renato Marini conquista trame di panorami veri, ma anche ideali e anche immaginati e da questi impatti emergono realismi capienti, ma anche visioni sospese tra sogni ed emozioni, tra filigrane ottiche e soprassalti visivi; insomma, si potrebbe parlare di realismo oggettivo, in parte, e, d’altro canto, di realismo magico, sulfureo, invitante e incantato.

Maurizio Vitiello

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