La concattedrale di Maria Santissima della Madia di Monopoli

A Monopoli c'è una bellissima chiesa, la concattedrale barocca di Maria Santissima della Madia di Monopoli.

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Spieghiamo prima cos’è una concattedrale: una chiesa che insieme ad un’altra svolge funzione di cattedrale. Se passeggiano sul lungomare di Monopoli, tra abitazioni storiche che hanno visto susseguirsi epoche varie, notiamo subito come si eleva il luogo sacro di origine medievale con annesso campanile (f. 3), rifatto nel ‘700. La facciata è barocca, con tanti ornamenti a voluta e pinnacchi. Detto ciò passiamo al quadro della Madonna della Madia, una icona bizantina, giunta qui nel 1117 dal mare su di una zattera, risalente al XI-XII secolo. Narra la leggenda che il vescovo Romualdo non poteva terminare i lavori per l’edificazione della chiesa perchè mancava il legno e proprio di notte, tra il 15 ed il 16 dicembre, un uomo sognò l’arrivo Madonna su una zattera lignea.

I resti del natante sono conservati in un armadio. Il quadro, invece, è posto alla fine dell’abside, dietro l’altare maggiore, in cui appare la Madonna Odigitria << colei che mostra la direzione >> (f. 2), in cui Gesù appare già adulto e con una pergamena arrotolata in mano. Chi volesse vedere la Madonna della Madia deve entrare nella sfarzosa cappella sopraelevata con ai lati le statue di San Michele che schiaccia il demonio sotto forma di drago e San Giuseppe con Gesù in braccio, opere del napoletano Giuseppe Sammartino (1720-1793).
L’antichità della chiesa medievale e del luogo di culto preromano si notano nella cripta romanica che al di sotto conserva testimonianze elleniche, messapiche e preistoriche. La chiesa attuale, così come la vediamo, risale invece al 1772 con campanile seicentesco. L’interno è in tre navate (f. 1), completamente barocca, con diversi dipinti del seicento, quali la “Circoncisione di Cristo” di Marco Pino, la “Battaglia di Clavijo” di Carlo Rosa, “La cena di Emmaus” di Francesco de Mura.
Bellissimo anche l’omaggio a San Francesco da Paola, protettore della città, su un altare marmoreo del ‘700, all’interno del tabernacolo in legno dorato.

Articolo a cura di Giuseppe Papale

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