Caserta-Cosi spiega Gennaro Mona–Screening e salute: la prevenzione come occasione persa.

In Campania, il numero di persone che aderisce ai programmi di screening gratuiti offerti dal Servizio Sanitario Nazionale è drammaticamente basso.

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basso. Nonostante l’importanza di questi controlli, che possono salvare vite, la risposta della popolazione è molto inferiore rispetto ad altre regioni italiane. Nel 2023, per lo screening del tumore della cervice uterina, su 416.294 donne invitate hanno risposto solo in 103.389, pari al 27,8%. In confronto, in Toscana hanno aderito il 53% delle donne invitate. Ancora più marcata la differenza per lo screening mammografico: su 328.766 inviti, hanno risposto 100.025 donne, cioè appena il 33,6%, contro il 70,8% registrato in Toscana. Infine, per lo screening del tumore del colon-retto, su 476.079 persone invitate in Campania hanno aderito solo in 92.423, pari al 20,3%, mentre in Toscana la partecipazione ha superato il 42%. Molti cittadini preferiscono ricorrere agli screening in ambito privato, spinti dal desiderio di evitare attese o di affidarsi a medici di maggior fiducia. Tuttavia, ciò genera due problemi rilevanti: da un lato, i casi positivi non vengono registrati dalle statistiche pubbliche, e dall’altro si rinuncia a utilizzare un servizio gratuito già finanziato con le tasse di tutti.

“I motivi di questo orientamento – sottolinea Gennaro Mona, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Caserta – sono da ricercare sia nelle lunghe liste d’attesa, sia nella scarsa informazione. In altre regioni, la comunicazione svolge chiaramente un ruolo più efficace”. A tutto ciò si aggiunge un altro limite strutturale: gli screening, così come organizzati oggi, risultano spesso inefficaci perché scollegati da un contesto clinico e organizzativo più ampio. Sono proposte isolate, non integrate in un percorso di prevenzione e presa in carico complessiva del cittadino. Senza un collegamento sistemico tra screening, diagnosi precoce, follow-up e continuità assistenziale, la prevenzione perde gran parte della sua efficacia. Per Mona, la chiave è la sensibilizzazione e la riorganizzazione: “Lo screening può salvare una vita, e aiuta la ricerca a salvarne molte altre. Ma perché sia davvero efficace, va inserito in un processo coordinato, continuo e centrato sulla persona”.

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