A volte, quando passeggi per paesi, non ti rendi mai davvero conto del potenziale che possono dare o delle sorprese e quindi vi consiglio quando vi fate una passeggiata di stare attenti ad una targa: “A Casa di Lucia”.
Come Alice nel Paese delle Meraviglie, vi troverete catapultati in ambienti dove la policromia delle copertine, la diversificazione dei generi letterari, i personaggi inventati o storici, vi abbracceranno con il loro affetto. Perchè siete entrati in un magico mondo, che se ci fosse entrata la ladra di libri vi sarebbe rimasta in eterno. E sembra anche di essere nella Storia Infinita, dove ogni pagina nasconde una magia e sentimenti quali l’amicizia, l’affetto, il coraggio sia per sè stessi, che per gli altri ma anche per la propria terra, come ci ha insegnato Atreiu. Perchè A Casa di Lucia è proprio questo: poche persone, come i dodici cavalieri della tavola rotonda o i dodici apostoli, pronti ad una missione. Assunta, Donatella, Raffaella, Rosita, Melanie, Malia, Giovanna, Marco, Pasquale, Francesco Pio, io ed altri, forse più di dodici, chi dall’anno scorso, chi da poco, chi più, chi meno, hanno dato ognuno un mattoncino lego per rendere più solida l’Associazione e un pezzo di puzzle per rendere il quadro sempre più completo.
In pieno covid, in uno dei momenti più drammatici dell’umanità, che tanto ci ricorda l’emblematico buio delle Due Torri di Tolkien, ecco una luce in un piccolo paese, quasi la luce che Gandalf portò con sè per scacciare le ombre: una donna Assunta decide di creare una casa, dedicandola alla sua mamma, Lucia, dove, come nel bellissimo ambiente ma difficile di Piccole Donne della Alcott, si vive all’insegna della cultura. Ed ecco arrivare i primi pochi libri, poi qualcuno in più, in un infaticabile lavoro di salvare anche i testi dal macero, in una impari lotta contro il tempo, quasi fossero gli ultimi esemplari di una specie in via di estinzione, fino a quando non arrivano le donazioni, i romanzi mandati da autori viventi e la magia di un miraggio inizia a diventare realtà.